In questo marketing paper analizziamo il gioco del momento che ha attirato una bacino di pubblico incredibile e l’interesse di tantissimi brand.
di Riccardo Lichene
Animal Crossing: New Horizons ha ridefinito gli standard di lancio di un videogioco. Quando un prodotto vende in sei settimane tante compie quante la casa madre si aspettava di mettere sul mercato nel suo intero ciclo vitale, è una rivoluzione
Nel suo ultimo Q&A, Nintendo ha infatti rivelato che le vendite attuali hanno già raggiunto le aspettative inizialmente stimate per l’intero ciclo produttivo del gioco. In meno di due mesi AnimalCrossing: New Horizons ha venduto più di quanto Nintendo si aspettasse di vendere in circa tre anni: 12 milioni di copie nei primi 11 giorni per arrivare a 14 milioni nei primi tre mesi.
Innanzitutto, bisogna studiare il gameplay: trasferitosi su un’isola deserta, il giocatore ha il compito di fondare una piccola colonia, che a poco a poco inizia a popolarsi di tanti simpatici animali antropomorfi. Per far sì che la propria isola inizi a diventare un polo attrattivo per nuovi abitanti, l’utente contribuisce un po’ alla volta alla costruzione di strutture essenziali ed esercizi commerciali, così come luoghi di ritrovo e culturali.
È proprio questo forte desiderio di tranquillità, di tempi rallentati, quasi meditativi, ciò che ha permesso ad Animal Crossing di diventare presto un modo per evadere da una quotidianità anomala, fatta di notizie e numeri sconcertanti molto complessi da gestire.
E, a sorpresa, anche un modo alternativo per riuscire a incontrarsi con gli amici e i propri affetti nell’era del distanziamento sociale.
Meno di un mese dopo il lancio, sono iniziate le iniziative imprenditoriali appositamente dedicate al nuovo gioco Nintendo. La più sorprendente è certamente Nookazon, un sito internet dove è possibile scambiarsi, comprare e vendere i vari oggetti presenti nel mondo di Animal Crossing: 270.000 utenti unici al giorno per un totale di 9 milioni di utenti registrati sono i numeri del sito internet fondato da Daniel Luu, ingegnere informatico del Maryland.
Maison Valentino e Marc Jacobs sono stati i primi a realizzare le trasposizioni digitali dei loro capi mettendoli a disposizione di milioni e milioni di fan.
Migliaia di utenti sparsi per tutto il globo hanno quindi iniziato a creare capi d’abbigliamento di ogni tipo liberamente ispirati ai loro brand preferiti, per personalizzare i propri avatar: da Balenciaga a Celine, da Chanel a Dior, da Burberry a Fred Perry, a Stone Island e tantissimi altri.
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